Illegalità, un costo inaccettabile per le imprese
Confcommercio Umbria aderisce alla Giornata nazionale di Confcommercio “Legalità, ci piace!”, celebrata quest’anno il 29 maggio, che vuole promuovere e rafforzare la cultura della legalità: un prerequisito fondamentale per la crescita e lo sviluppo.
E con l’occasione, annuncia l’operatività, anche in Umbria, del Protocollo quadro per la sicurezza sottoscritto lo scorso febbraio con il Ministero dell’Interno e incentrato sul concetto di sicurezza partecipata.
PROTOCOLLO VIDEO ALLARME
“Crediamo nell’efficacia di azioni concrete di collaborazione tra imprenditori e Forze dell’Ordine”, spiega il presidente di Confcommercio Umbria Giorgio Mencaroni, “e faremo tutto il possibile per dare concretezza operativa al Protocollo per garantire sempre maggiori livelli di protezione e sicurezza agli esercizi commerciali e alle imprese, grazie al collegamento dei sistemi di video-allarme con le sale operative delle Forze di Polizia che, in caso di rapina, potranno ricevere segnalazioni e immagini in tempo reale.
Gli imprenditori interessati possono fin da subito prendere contatto con i nostri uffici Confcommercio su tutto il territorio umbro o con l’Ufficio Marketing (075.506711) per aderire al Protocollo”.
INDAGINE CONFCOMMERCIO SU ILLEGALITA’, CONTRAFFAZIONE E ABUSIVISMO
L’usura, l’estorsione ed il racket, i furti e gli atti di vandalismo sono i fenomeni criminali percepiti in maggior aumento dalle imprese del commercio, turismo e servizi del Centro Italia, tra cui è ricompresa anche l’Umbria. Che però, ha il vantaggio di essere costituita soprattutto da piccoli o medi centri, in cui i fenomeni illegali sono molto meno avvertiti. Le percentuali sui furti e gli atti vandalici, rispettivamente del 19,3% e del 18,8%, sono inferiori ai valori nazionali, pari al 23,5% al 21,1%.
È quanto emerge dall’indagine su illegalità, contraffazione e abusivismo realizzata da Confcommercio Imprese per l’Italia in occasione della undicesima edizione di “Legalità, ci piace”.
Il sondaggio ha interessato a livello nazionale un campione di 1600 imprese e altrettanti consumatori, ed è suddiviso per macro aree territoriali.
Esposizione alla criminalità. Il 36,8% degli imprenditori del Centro teme il rischio di essere esposto a fenomeni criminali quali furti, rapine, atti vandalici, aggressioni, etc. Il dato è più alto di quello nazionale. I furti sono il crimine che preoccupa maggiormente gli imprenditori del terziario sul piano della sicurezza della propria impresa/della propria persona/dei collaboratori (35,9%). Il dato è superiore al valore Italia, pari al 30,4%. Significativo che al secondo posto gli imprenditori mettano tra i pericoli le truffe e frodi informatiche (26,4%, anche qui sopra la media nazionale del 23,8%, con punte del 30% nei centri di medie dimensioni), che superano in questa classifica negativa le rapine (21,3%, in Italia 18,4%), gli atti vandalici e le spaccate (17,3%).
La percezione degli atti criminali. C’è una sensibile differenza di percezione – per quasi tutti i fenomeni – tra piccoli, medi e grandi centri: gli imprenditori che hanno la sensazione di un aumento delle aggressioni e degli atti di violenza nei piccoli centri sono il 4,9%, nei medi del 7,7% contro il 28% dei grandi centri; per le rapine sono il 4,9% nei piccoli centri, il 7,4% nei medi e il 27,6% nei grandi. Per quanto riguarda i furti, la sensazione di incremento nelle grandi città è il triplo (34,5%) rispetto ai centri minori.
Episodi di usura e racket. Il 22% degli intervistati dichiara di essere “molto preoccupato” per il rischio di usura e racket, valore che coincide con il dato nazionale. Di fronte a questi fenomeni, Il 62,5% degli intervistati ritiene che si dovrebbe sporgere denuncia: le Forze dell’ordine (42,2%) infatti sono il soggetto ritenuto più vicino agli imprenditori minacciati.
Taccheggio: Per il 69,4% delle imprese del Centro il fenomeno del taccheggio è rimasto invariato rispetto all’anno scorso, solo per un 15,1% (18,2% il dato nazionale) le cose vanno meglio. Eppure rispetto alla pervasività di questo fenomeno e agli ingenti danni economici che crea, ben il 44,1% non adotta alcuna misura di contrasto.
Abusivismo e contraffazione. Il 60,2% delle imprese del terziario del Centro, valore leggermente inferiore al dato italiano del 62,8%, ritiene di essere penalizzato dall’abusivismo e dalla contraffazione: prima di tutto in termini di concorrenza sleale, ma poi con la riduzione dei ricavi e del fatturato, che porta con sé la conseguenza di non poter assumere nuovo personale o mantenere quelli esistenti a causa dell’aumento dei costi.
Misure di protezione. L’82% delle imprese ha investito in misure di sicurezza, in particolare in sistemi di videosorveglianza e di allarmi antifurto. Valore superiore a quello nazionale.
Diffusione dell’acquisto illegale e canale online. Il 24,3% dei consumatori del Centro ha acquistato prodotti o servizi illegali nel 2023 (quota in linea con quella nazionale). Di questi, Il 63,2% ha utilizzato canali di vendita online (dato inferiore a quello nazionale) e, in particolare, il 40,1% ha effettuati acquisti esclusivamente online. I valori sono inferiori al dato Italia.
I prodotti contraffatti più acquistati. I capi di abbigliamento (57,7%) e pelletteria (31,1%) sono i prodotti illegali più acquistati. La maggior parte dell’intrattenimento (80,7% della musica, film, abbonamenti tv, etc.), e i prodotti di elettronica (per il 69,1%) passano dagli acquisti online.
Le ragioni dell’acquisto illegale e i rischi. I consumatori che acquistano prodotti o servizi illegali lo fanno soprattutto per ragioni economiche (70,5%, dato di poco inferiore a quello nazionale), pensano cioè di fare un buon affare, risparmiando. Per il 72,7% l’acquisto di prodotti o servizi illegali è piuttosto normale ed è utile per chi è in difficoltà economiche, valore superiore a quello nazionale pari al 74,4%. Il 64,3% dei consumatori del Centro è informato sul rischio di sanzioni amministrative per gli acquisti illegali (dato leggermente inferiore alla quota Italia). Chi acquista “illegale” lo fa in modo consapevole (per il 68%, dato in linea al valore Italia) e la quasi totalità (il 98%, percentuale in linea con quella nazionale) sa che ciò può comportare dei rischi. In particolare, i rischi più indicati sono per la salute (69,5%), per la sicurezza (53,7%), per la bassa qualità dei prodotti (50,7%).
Contraffazione online e rischi. Il 67% dei consumatori ritiene che sui canali di vendita online sia più facile cadere nella trappola dell’acquisto inconsapevole di articoli contraffatti (dato in linea con quello nazionale) e al 20,6% degli intervistati è capitato di acquistare online prodotti contraffatti credendo che fossero originali (valore più basso della quota Italia). Gran parte dei consumatori (78,2%, dato inferiore a quello nazionale) è d’accordo nel considerare le piattaforme di commercio elettronico e i social media direttamente responsabili, e quindi sanzionabili, per la vendita di prodotti contraffatti sul loro canale online da parte di terzi.
Identikit del “consumatore illegale”: è uomo, soprattutto tra i 18 e i 34 anni, ha in prevalenza un livello d’istruzione medio-superiore, è soprattutto impiegato, operaio o studente.
Ufficio Marketing Confcommercio Umbria
tel. 075.506711
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