Poletti: "Jobs Act urgente, possibile fiducia anche alla Camera" | Confcommercio

Poletti: “Jobs Act urgente, possibile fiducia anche alla Camera”

Il ministro del Lavoro: "Se ci saranno rischi di stravolgimento nel merito o di una spola tra i due rami del Parlamento, il Governo penserà al voto di fiducia". L'obiettivo e' introdurre un nuovo contratto a tutele crescenti".


JOB ACTS: LE MISURE CONTENUTE NELLA DELEGA 

martedì 7 Ottobre 2014 | iconCONDIVIDI iconSTAMPA

Il Governo vuole chiudere l’iter parlamentare del Jobs Act nei “tempi urgenti che abbiamo”, avverte il ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Cosi’ – dice – se ci saranno rischi di stravolgimento nel merito o di una spola tra i due rami del Parlamento, con un allungamento “piu’ di quanto sia accettabile” dei tempi, “e’ normale che il Governo pensera’ al voto di fiducia” anche alla Camera come gia’ accaduto al Senato. Si’ al confronto ma non frenera’ l’Esecutivo che intende “ascoltare” tutti, “valutare”, ma non vede emergere argomenti “insormontabili” dallo scontro sull’articolo 18 e, in ogni caso, vuole mantenere fermo il timone sull’agenda delle riforme: “Non abbiamo intenzione di fermarci di fronte al fatto che ci sono obiezioni, diversita’ di opinione”; “Nulla sara’ trascurato”, poi “la responsabilita’ della decisione ce la prenderemo tutta”. L’attacco di Beppe Grillo (“Non permetteremo mai di portare la gente alla fame”)? Affermazione “priva di qualsiasi fondamento”. In vista dell’avvio dell’esame alla Camera, giovedi’, e’ da Firenze (dove ha partecipato alla giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro) ed in tv a In Mezzora su RaiTre che il ministro ha ribadito la linea del Governo Renzi. Le lacerazioni nel Pd? “Sono convinto di quello che stiamo facendo, ci metto tutto l’impegno”, garantisce Poletti, pur ammettendo qualche difficolta’ “generazionale”, a “piu’ di 60 anni” e con “una storia dentro la sinistra”. Lo scontro con Cgil e Fiom? Basta “emozionalita’”, bisogna “guardare alla sostanza delle cose”: le ragioni del no vanno pesate ma “non possono diventare l’elemento che ci impedisce di decidere”. L’obiettivo – ha ricordato Poletti – e’ introdurre un nuovo contratto a tutele crescenti che, creando “un nuovo equilibrio”, permettera’ anche “una significativa riduzione” delle forme contrattuali: vanno cancellate quelle che non hanno “una ragione specifica” di esistere e bisogna ricondurne altre nel loro corretto perimetro di applicazione; E’ il caso delle partite Iva: “non possono essere tolte” ma vanno arginati gli abusi. L’articolo 18? Una riforma e’ necessaria perche’ oggi ha “modalita’ assolutamente incerte”, e questo “tasso di incertezza e’ il veleno degli investimenti”: i casi di reintegra vanno definiti “in maniera certa”. Ed ai sindacati Poletti dice: bisogna guardare anche “ai giovani che cercano lavoro ed ai precari: i contratti a tempo indeterminato sono ormai solo il 17%” e “se andiamo avanti cosi’ il problema dell’articolo 18 si risolve da solo”. Sul fronte politico, il leader di Ncd Angelino Alfano rivendica di aver lanciato gia’ da agosto (“non per ideologia, ma perche’ siamo persone pratiche, concrete”, dice) la battaglia per l’articolo 18: “Mi dicevano: ‘Alfano va in cerca di visibilita”. Oggi i fatti ci stanno dando ragione”. Se per il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio “sbaglia la Cgil a scendere in piazza contro un governo cosi’ e contro una riforma che non toglie diritti ma li amplia” nel confronto interno al Pd il leader della minoranza dem, Gianni Cuperlo, dice: “Saro’ in piazza il 25 ottobre”. Ma nel partito “non c’e’ nessun rischio di scissione” ribadisce il presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano. I senatori Pd dissenzienti? Una espulsione sarebbe giustificata solo da “fatti clamorosi”, dice Poletti, ma ci puo’ essere una “discussione giusta su come si sta in una comunita’ politica ed in un gruppo parlamentare”.