Tasse e tariffe, dopo il danno anche la beffa | Confcommercio

Tasse e tariffe, dopo il danno anche la beffa

Confcommercio – Federalberghi, Confesercenti e Confindustria rispondono al Comune di Perugia, manifestando profonda insoddisfazione non solo per la scelta di imporre a Perugia l’imposta di soggiorno, ma anche per le motivazioni addotte dall’amministrazione comunale del capoluogo.

IMPOSTA DI SOGGIORNO: COMUNE DI PERUGIA SORDO ALLE RAGIONI DEL TURISMO

venerdì 11 Gennaio 2013 | iconCONDIVIDI iconSTAMPA

“Una media struttura ricettiva, con una cinquantina di camere, nel 2012 ha versato nelle  casse del Comune di Perugia oltre 58 mila euro, con tre sole voci di imposta: oltre 35 mila euro per l’IMU (più della metà dei 60 mila versati per un immobile strumentale all’esercizio dell’attività d’impresa); oltre 21 mila euro per la tariffa sui rifiuti Tia (che già riserva agli alberghi coefficienti estremamente penalizzanti rispetto ad altre attività economiche e che nel 2013 lieviterà sensibilmente in virtù del passaggio alla Tares); oltre 2.500 euro per l’imposta sulla pubblicità. 
58 mila euro versati prima ancora di “aprire bottega”, a prescindere quindi dalla redditività dell’impresa – e della sua reale produzione di rifiuti, visto che gli alberghi pagano il vuoto come se fosse pieno – e con l’aggravante, a Perugia, dell’aliquota massima IMU sugli immobili strumentali, nonostante le indicazioni dell’IFEL, Istituto per la Finanza e le Economie locali, secondo il quale i Comuni avrebbero dovuto applicare a negozi, bar, alberghi, ristoranti etc. l’aliquota ordinaria, lo 0,76%, con la sola possibilità di applicare riduzioni, e non maggiorazioni, sugli immobili strumentali.
Di fronte a queste cifre, ci chiediamo cosa intenda il Comune di Perugia quando parla di “contribuzione molto limitata del settore del commercio e della ricettività” e quale sia la soglia oltre la quale il Comune è disposto a riconoscere come “adeguato” il “sostegno finanziario” offerto dalle imprese”.
Confcommercio – Federalberghi, Confesercenti e Confindustria rispondono al Comune di Perugia, manifestando profonda insoddisfazione non solo per la scelta di imporre a Perugia l’imposta di soggiorno, ma anche per le motivazioni addotte dall’amministrazione comunale del capoluogo.
“La pressione di tasse e tariffe sulle imprese – aggiungono le tre associazioni – è arrivata ad un livello non più sopportabile. Tra le imprese cresce seriamente il malcontento, insieme alla preoccupazione per un futuro reso ancora più incerto da scelte  scellerate come quella della imposta di soggiorno, che renderà ancora meno appetibile l’offerta turistica del capoluogo.
Al danno che questa scelta porterà, non solo al commercio e al settore ricettivo ma a tutta l’economia che trae beneficio dal turismo, il Comune non può aggiungere la beffa di non riconoscere quanto gli imprenditori perugini versano nelle casse del Comune. Dimenticando, peraltro, che dallo stesso fronte provengono ad esempio anche i contributi destinati ai grandi eventi da parte del sistema camerale, che è totalmente finanziato dalle imprese.
Se il contributo delle imprese oggi non è finalizzato a finanziare beni culturali, ambientali e servizi pubblici – per i quali invece ci si dice costretti ad adottare l’imposta di soggiorno – ci si chiede allora dove finiscano questi soldi. Forse ad alimentare una macchina pubblica che – pur nella crisi che impone a tutti un cambio di mentalità e di rotta – non accenna a dare ai cittadini e alle imprese segnali credibili di spending review? Che non significa tagli ai servizi – come vogliono farci credere – ma azioni dirette a migliorare l’efficienza e l’efficacia nella gestione della spesa pubblica”.