Liberalizzazioni orari negozi: Rivolta, "mercato più competitivo con regole certe e leggi chiare" | Confcommercio

Liberalizzazioni orari negozi: Rivolta, “mercato più competitivo con regole certe e leggi chiare”

A Senigallia dibattito sui temi della deregulation organizzato dalla Regione Marche. Confesercenti": "Con liberalizzazioni centomila posti di lavoro in meno". Il sottosegretario Vicari: "Dal governo nessun passo indietro". Federdistribuzione: "Più salari da aperture domenicali e nei festivi". Camusso: "Aperture domenicali non un tabù ma siamo contro il pensiero unico".

lunedì 7 Luglio 2014 | iconCONDIVIDI iconSTAMPA

La questione delle liberalizzazioni degli orari dei negozi è sempre calda e viene riproposta a intervalli regolari nel discorso pubblico. Venerdì se ne è parlato a Senigallia durante il dibattito sui temi della deregulation organizzato dalla Regione. Il direttore generale di Confcommercio, Francesco Rivolta, ha evidenziato che “il nostro sistema distributivo fatto di piccole, medie e grandi imprese, già oggi assicura ai consumatori livelli di servizio fra i più elevati in Europa e gli esercizi commerciali italiani risultano mediamente più aperti a conferma che il nostro è un mercato liberalizzato e competitivo. Per proseguire nella via della modernizzazione, però, è necessario un sistema di regole certe, non soggette ad interpretazioni, che consentano di promuovere ulteriormente l’innovazione e lo sviluppo di tutte le componenti del commercio. Questo, nell’interesse generale e nel rispetto dei principi ispiratori dell’Unione perchè senza regole si colpisce alla base lo stesso principio di concorrenza che oggi, da più parti, si vuole affermare e garantire”. “In questo senso – ha proseguito Rivolta – il nuovo testo all’esame della Commissione attività produttive della Camera va certamente nella giusta direzione e risponde sostanzialmente alle richieste di Confcommercio perché coglie l’obiettivo di avere deroghe certe dentro leggi chiare e ripropone una, seppur minima, regolamentazione degli orari che consente ai territori di valorizzare la propria vocazione turistica e commerciale e alle imprese di poter operare con certezza e in maniera più efficiente dal punto di vista gestionale garantendo, al tempo stesso, un adeguato livello nell’offerta dei servizi ai consumatori”. Confesercenti ha presentato un’indagine sull’effetto della liberalizzazione delle aperture nel commercio entrata in vigore a partire dal primo gennaio 2012 e che rende possibile l’apertura 24 ore al giorno tutti i giorni dell’anno, domeniche e festività – come Natale, Pasqua e Capodanno – incluse. “La liberalizzazione introdotta due anni fa dal Salva-Italia del Governo Monti con lo scopo di rilanciare consumi e occupazione -osserva Confesercenti – è stata un vero flop: i previsti effetti benefici sono tuttora ‘non pervenuti’, ed il settore ha perso tra il 2012 e il 2013 oltre 100mila posti di lavoro, registrando allo stesso tempo 28,5 miliardi di minori consumi di beni da parte delle famiglie. Per questo chiediamo subito un passo indietro sulla deregulation”. Una richiesta quella della Confesercenti bocciata subito dal governo: “Sul tema della liberalizzazione degli orari dei negozi – ha detto il sottosegretario al ministero dello Sviluppo Economico Simona Vicari -non e’ pensabile alcun passo indietro. L’attuale normativa, infatti, ha consentito all’Italia di modulare un sistema moderno, consapevole del fatto che, attraverso il web, e’ possibile fare acquisti in qualunque momento, indipendentemente dal giorno. A sua volta non e’ corretto ritenere responsabili della crisi dei consumi e dell’occupazione i provvedimenti volti a liberalizzare gli orari dei negozi. Piuttosto le cause di questo flop sono da ricercarsi in ambito macroeconomico ed in politiche economiche volte piu’ a deprimere i consumi che a rilanciarli. E non e’ un caso che il nostro governo in questi giorni si sia fatto promotore di un’inversione di tendenza, nella convinzione che sia giunto il momento di sostenere la ripresa con politiche espansive”. “Tutto questo però – ha aggiunto Vicari -non esclude che sul tema degli orari dei negozi sia possibile tornare a confrontarsi, come del resto si sta facendo alla Camera dei Deputati. Discutere al fine di trovare quei giusti correttivi all’attuale normativa capaci di tutelare sia la grande e sia la piccola distribuzione, e puntando sia sulle produzioni di qualita’ e sia sugli sgravi fiscali e su meccanismi incentivanti erogati e gestiti dai Comuni, in accordo con il Ministero. Quindi si vada avanti nel confronto, evitando di scatenare guerre tra grande e piccola distribuzione, e tenendo presente che la scelta degli eventuali ed ulteriori giorni di chiusura dovra’ spettare alle singole imprese sulla base delle loro esigenze, e non alle amministrazioni comunali”. Alle parole del sottosegretario Vicari fanno eco quelle del presidente di Federdistribuzione, Giovanni Cobolli Gigli: “Vogliamo esprimere il nostro atteggiamento critico su questo tentativo di intervenire su quanto stabilito con il “Salva Italia”. “L’attuale testo del Progetto di Legge in discussione alla X Commissione della Camera – ha osservato cobolli Gigli – non solo prevede 12 giornate di chiusura obbligatoria (senza peraltro riconoscere le esigenze di comuni turistici e citta’ d’arte) ma rida’ un ruolo agli enti locali nella pianificazione degli orari dei negozi, riproponendo un sistema di differenziazione territoriale che crea inefficienze e costi per le imprese distributive che operano su ambito multi regionale o nazionale e disparita’ di trattamento tra cittadini di territori limitrofi”. “La nostra posizione di sostegno alla liberalizzazione – continua Cobolli Gigli – e’ supportata da quanto piu’ volte ha dichiarato l’Antitrust, dotata del ruolo di ‘advocacy’ nei confronti del Governo, del Parlamento, delle Regioni e degli enti locali; e dalle sentenze della Corte Costituzionale, che ha respinto ogni legge regionale del commercio che prevedesse limiti o restrizioni al libero esercizio dell’attivita’ economica”. “Con la liberalizzazione stiamo distribuendo piu’ salari per 400 milioni di euro annui e creato 4.200 posti di lavoro, prevalentemente part time a tempo determinato. Non mi pare poco in anni di forti perdite occupazionali e trovo singolare la presa di posizione dei sindacati, contrari al ‘Salva Italia’. “Questa libertà sugli orari di apertura ha inoltre sostenuto i consumi, creando nuove occasioni d’acquisto – aggiunge Cobolli Gigli -. Ed e’ alla crisi,comune a tutti gli operatori, e al continuo sviluppo dell’ e-commerce che vanno imputate le difficolta’ del dettaglio tradizionale, non certo alla liberalizzazione”. Secondo il segratario della Cgil, Susanna Camusso, “non si puo’ affrontare il tema delle liberalizzazioni nel commercio senza capire che la società reale e’ cambiata, i consumi si sono ridotti, le condizioni di lavoro degli addetti del settore sono peggiorate. Non vorremmo che la liberta’ si limitasse a quella delle imprese, a discapito della libertà dei lavoratori”. ”Non siamo contrari agli orari differenziati – ha aggiunto – e non consideriamo tabu’ le aperture domenicali, ma siamo contro il pensiero unico”.